8.7.07

7.7.07

Torno a casa dopo un fine settimana di vacanza e trovo alcune persone, già al portone, con le facce tirate. <>, dice una signora, che mi fa strada fino al mio piano. La porta di casa mia è semidistrutta, sembra sfondata con un’ascia, e l’appartamento, dentro, sembra svuotato da un’agenzia di traslochi: tutti i mobili accantonati in una stanza, il pavimento sgombero, vado subito nell’altra stanza e mi accorgo che mancano le chitarre. Tutti i cassetti sono stati aperti, tutte le lettere strappate, tutto sottosopra. Ma soprattutto mancano le chitarre. Sono infuriato. Torno giù a parlare con la padrona di casa, la farmacista, e tra le tante persone arriva un imbecille, il suo uomo credo, che si mette a parlare e ridere. Io sono sempre più nervoso, lo lascio parlare per un po’ cercando di attirare l’attenzione della farmacista, ma quando quello non mi dà spazio prima lo prendo a pungi, poi lo sollevo letteralmente da terra e lo scaravento fuori dalla porta della farmacia. Finalmente la padrona di casa si accorge di me, si rende conto della gravità della situazione, e percepisce la mia furia.
Torno su, non posso che osservare l’appartamento semidistrutto e derubato con sgomento. Mi metto sulle trecce dei ladri, vado a bussare alle porte dei vicini, e mentre salgo le scale scopro rampe che non ho mai percorso, porte che non ho mai attraversato, facce che non ho mai visto. E le persone che mi aprono, e con cui parlo, sono persone che sembrano già morte, barricate in casa, che nascondono qualche segreto inconfessabile.
Me ne torno giù, nessuno sa nulla, nessuno ha sentito nulla. Ma come si fa a non sentire un ladro che butta già la porta di casa mia con un’ascia? O, forse, non l’hanno voluto sentire. Ripenso alle mie chitarre, triste e sconsolato, a quanto ho faticato per acquistarle, e mi sveglio. Amareggiato.

1 commento:

Anonimo ha detto...

numeri da giocare?