9.7.07

il bravo figlio a roma-parte 2

Menotti, che, come si è capito, oltre essere l'ex enfant prodige del fumetto italiano (dico ex perché hai i capelli bianchi), è un poeta raffinato. la sua lista di fìscio per la tv è ammirevole e ammirata da tanti (vedi post precedente). mi permetto solo di riportare un'altra sua perla di poesia/saggezza, pronunciata a cena ieri sera, sul terrazzo della sua maestosa casa di trastevere: "La vedi questa? (indicando una giovane donna che mi ha presentato un minuto prima) La vedi? Lei mi ha strappato la verginità!"
io ho deglutito, cercando di mandare giù un ottimo spiedino cucinato dal Menotti stesso, ho detto una delle mie solite stronzate, e ho cercato di cambiare argomento parlando della striscia di Gaza. ma la giovane e piacente donna, invece che cambiare discorso, è entrata in alcuni dettagli raccapricciante sullo "strappo"...
viva Menotti
viva la fìscio italiana
viva i terrazzi romani
v.


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8.7.07

7.7.07

Torno a casa dopo un fine settimana di vacanza e trovo alcune persone, già al portone, con le facce tirate. <>, dice una signora, che mi fa strada fino al mio piano. La porta di casa mia è semidistrutta, sembra sfondata con un’ascia, e l’appartamento, dentro, sembra svuotato da un’agenzia di traslochi: tutti i mobili accantonati in una stanza, il pavimento sgombero, vado subito nell’altra stanza e mi accorgo che mancano le chitarre. Tutti i cassetti sono stati aperti, tutte le lettere strappate, tutto sottosopra. Ma soprattutto mancano le chitarre. Sono infuriato. Torno giù a parlare con la padrona di casa, la farmacista, e tra le tante persone arriva un imbecille, il suo uomo credo, che si mette a parlare e ridere. Io sono sempre più nervoso, lo lascio parlare per un po’ cercando di attirare l’attenzione della farmacista, ma quando quello non mi dà spazio prima lo prendo a pungi, poi lo sollevo letteralmente da terra e lo scaravento fuori dalla porta della farmacia. Finalmente la padrona di casa si accorge di me, si rende conto della gravità della situazione, e percepisce la mia furia.
Torno su, non posso che osservare l’appartamento semidistrutto e derubato con sgomento. Mi metto sulle trecce dei ladri, vado a bussare alle porte dei vicini, e mentre salgo le scale scopro rampe che non ho mai percorso, porte che non ho mai attraversato, facce che non ho mai visto. E le persone che mi aprono, e con cui parlo, sono persone che sembrano già morte, barricate in casa, che nascondono qualche segreto inconfessabile.
Me ne torno giù, nessuno sa nulla, nessuno ha sentito nulla. Ma come si fa a non sentire un ladro che butta già la porta di casa mia con un’ascia? O, forse, non l’hanno voluto sentire. Ripenso alle mie chitarre, triste e sconsolato, a quanto ho faticato per acquistarle, e mi sveglio. Amareggiato.

il bravo figlio e il lotto

roma,notte, a casa di A (il mio chitarrista preferito) e E (la mia newyorkese preferita), notte.
numeri da giocare al lotto:
34 - 68 - 27

7.7.07

Il bravo figlio a Roma

“La vita è breve, ma larga…”, dice M dopo un “misunderstanding” a fine cena in un improbabilissimo tex mex in riva al Tevere con MG (l’uomo che mi ha cambiato la vita), M (ex fumettaro prodigio e sceneggiatore di “regime”), MB (una simpaticissima costumista in partenza per Torino con una valigia da duecento chili), K (una splendida finlandese che sembra più una napoletana), e NL (un geniale sceneggiatore e mio prof adorato). Sì sì, la vita è breve, proprio vero, e larga…