Dice che “Gran Torino”...
Dice che “Gran Torino” è il titolo del nuovo film di Clint Eastwood, il suo 32esimo da regista, e dice che, curiosamente, a metà film si ride. Poi, come ormai ci ha abituati il vecchio ispettore Callaghan, alla fine ovviamente si piange.
Dice che il film, che racconta l’amicizia tra un vecchio brontolone razzista reduce dalla guerra in Corea e un ragazzino cinese (?) e la sua famiglia è l’ennesima lezione di severo moralismo del vecchio Clint. Dice che il film, che pure ha un inizio un po’ lento, e una recitazione un po’ “stentata” per il protagonista Walt Kowalski, nella sua durezza e semplicità ci costringe, ancora una volta, nel buio della sala, lontani dall’eco di pubblicità e balletti televisivi, alla riflessione. Dice che il pensiero di Eastwood nel tempo non cambia (semmai migliora), e alla fine i cattivi saranno puniti, e i più deboli soccomberanno (a meno che, come in questa storia, un cattivo che finalmente ha trovato una sua redenzione non si sacrificherà per loro). Dice che, usciti dal cinema, si rinnova la magia di questo energico ottantenne rimasto tra i pochi a fare film “importanti” che vale la pena vedere.
Dice che la “Gran Torino” del titolo è un modello di auto prodotta dalla Ford nel 1972, un autentico gioiello custodito gelosamente in garage da Kowalski, chiamata così in omaggio alla città della Fiat, la “piccola Detroit”, ritenuta indiscussa capitale automobilistica europea. E dice che sempre lo stesso modello di auto è la vettura dell’agente Starsky nella serie televisiva Starsky e Hutch
1 commento:
il ragazzino non è cinese ma hmong
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