il bravo figlio e londra - parte 5
All’Italian Bookshoop è tutto pronto. «Hai un minuto, un minuto e mezzo per ogni risposta», mi dice il Console DM che introduce la serata e che ha un foglietto con un piano dettagliatissimo della presentazione. Sembra più il piano per una rapina in banca che per presentare un romanzo, ma funziona. MG è testo, c’è un sacco di gente, fa molto caldo. Il Console è molto preparato, confessa che quando ha cominciato a leggere il libro temeva che non gli piacesse, ma che poi ha “sentito il ritmo” della storia. E, da quello che dice, si vede che gli è piaciuta. Alla fine si è riservato pure lui due pezzi da leggere rubandoli a MG. Si percepisce una grande partecipazione. Per rompere la tensione, in un attimo di imbarazzo, gli faccio io una delle mie solite domande cretine: «Cosa si prova a essere Console oggi?». Una risata taglia l’aria, siamo alla fine. Anche OT, la splendida libraia che mi ha invitato, è commossa, molto commossa. Tanto che l’indomani parliamo ancora del mio libro e mi confessa una cosa che mi intenerisce: «Anche io sono stata una brava figlia…». La sera torno a casa sua, dove sono ospite, a North-Hampstead, e mi riempio gli occhi delle fotografie, dei disegni, degli oggetti sulle mensole e alle pareti. Ha una collezione di souvenir da tutto il mondo, le bolle con l’acqua e la neve finta, che mi fa impazzire: ho sempre desiderato che qualcuno me ne portasse una da ogni viaggio!
Alla presentazione leggo alcune frasi di Orhan Pamuk che mi sono appuntato sul mio taccuino. Le mani mi tremano, non ho ancora imparato a trattenere le emozioni: «Un autore parla di cose che tutti sanno senza esserne consapevoli… Ecco, l’arte del romanzo è il talento di raccontare la propria storia come se fosse la storia degli altri… gli altri diventano “noi” e noi gli “altri”». Ci sono riuscito? Who knows…
Ci sono un sacco di persone, tanti italiani che vivono a Londra da una vita, alcuni stranieri che studiano l’italiano, qualche amico di amici. C’è anche GC, il mio amico regista che si è trasferito a Londra per disperazione, c’è ET, l’amico avvocato del mio migliore amico che, tutto sudato, mi saluta e mi dice, in un italiano stentato: «Io sono fan di elefanti…» C’è T, una simpatica insegnante, che ha già letto il libro e che vuole le traduzioni di alcune parole che ha apuntato in prima pagina (pulle, piriàti, sbummicàti ecc), che io le traduco, ormai nel pieno dell’esaltazione, direttamente dal siciliano all’inglese! Si è fatto tardi, OT ci caccia praticamente fuori dalla libreria, non so quanto tempo sia passato, ma a me sembra una vita.
Andiamo a cenare in un ristorante thai in Tottenham court rd con MG, MDP, GC e C, una giovane attrice in crisi sentimentale che va in giro con un microabitino e con una tosse tremenda. Parliamo del più e del meno mentre camminiamo, e lei continua a tossire in modo preoccupante. Mi decido a cederle il mio spolverino, che lei accetta volentieri, e che viene salutato da M&M con grande clamore.
CONTINUA…
1 commento:
Insomma...lo vogliamo definire un tripudio!?
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