27.2.07

L'archeologa di Pavia

Sabato scorso, sul treno Pavia Milano in mega ritardo, ho incontrato una meravigliosa archeologa con le All Star (rosse?). ma che ci faceva una meravigliosa archeologa "in the middle of nowhere"? Booo. Non dovrebbe stare in un posto dove c'è qualcosa da scoprire? comunque lo scrittore ero io. eccomi qui. v.

13.2.07

La mia email (per Paola)

Per Paola, e per chi volesse scrivermi questa è la mia email: vittorio.bongiorno@gmail.com

1.2.07

Il bravo figlio e La giovane holding

il libretto, uscito nel 1996, è andato al macero. l'altro giorno me ne sono ripresa uan copia a casa di amici perché me n'è rimasta una sola. giuro, è vero. dunque è introvabile, sì. qualcuno aveva provato anche a ripubblicarlo (mezza fregatura). per anni mi hanno chiesto insistentemente di ristamparlo, senza una lira, ignorando ciò che avevo scritto nel frattempo. per, come si dice, "bagnare il panuzzo" in certe polemiche letterarie. insomma, non mi conveniva. un giorno, se mi gira, me lo ristampo con www.blurb.com per regalarlo agli amici. come all'amico che mi chiede, ma che resta anonimo. charles? chissà
v.

Il bravo figlio e Charles

No, non mi hai fatto soffrire, caro Charles.
e non lo dico perché ho paura di mostrare una mia eventuale debolezza.
mi ha, invece, molto incuriosito.
anzi, ti dico che mi interessano di più le note negative/stonate dei commenti positivi.
mi chiedevo chi potessi essere, se ci siamo incrociati una volta, magari nel tuo ufficio per pochi minuti, se sei "chi" dico io. ma forse sono solo mie supposizioni un po' paranoiche.
è che, ti confesso, con tutto che mi ha divertito il tuo primo commento, l'ho trovato un po' "avvelenato". ma ti capisco. sempre se sei "chi" penso. sapessi quante cose che avrei da dirti...
felicissimo che la tua vita risplenda.
io, da parte mia, a parte alcuni problemucci di difficile soluzione, non sono mai stato così felice
ciao
v.

CONCLUSIONI AFFRETTATE (a Stefano Quadrelli)

Sono morto. Mi tira un poco il braccio, vado dal medico. Nella sala d’aspetto i soliti vecchi si lamentano che il dottore è in ritardo. Mi guardano e mi fanno così con la testa per attaccare bottone e lamentarsi ma io non gli rispondo perché sono morto. Aspetto quasi un’ora, e muoio due volte. Quando tocca a me la signorina mi dice di entrare e muoio. Dottore sono morto, gli dico al dottore subito appena entro. Il dottore sta scrivendo la ricetta di un altro e non mi guarda. Mi dice solo di stendermi sul lettino, ora vediamo. Sono morto, gli dico. Non scenda a conclusioni affrettate, mi dice il dottore, qui le diagnosi le faccio io. Mi fa stendere sul lettino. Mi tocca lo stomaco. Dica trentatré. Glielo dico. Da quanto tempo ha questo disturbo, mi chiede il dottore. Quale disturbo, gli dico. Il dottore mi fa alzare e mi dà colpetti nella schiena senza rispondermi come fanno sempre i dottori. Umh, dice. È grave, gli chiedo. Sa perché glielo chiedo, gli dico, perché sono morto. Il dottore mi misura la pressione, poi si va a sedere dietro la scrivania. Apre il file sul computer sbagliando il mio cognome. Batte dei tasti. È morto, mi dice distendendosi sulla sedia facendo spallucce. Gliel’ho detto che ero morto, gli dico io. Ma infatti, dice il dottore. Ah, gli dico, che terapia mi consiglia. L’aspirina è la cosa migliore in questi casi. Al bisogno, dice. Ce l’ha l’aspirina a casa, mi chiede il dottore. Gli dico di sì con la testa, poi muoio. Se vuole può tenere un quaderno, una specie di diario dove appuntare tutti i sintomi, quello che si sente cioè, mi dice il dottore. E poi che ci faccio una volto che l’ho finito il quaderno, gli chiedo. Poi me lo porta che ci diamo un’occhiatina, mi dice. E se nel frattempo muoio, gli chiedo. Questo è il mio numero di cellulare, mi dice il dottore allungandomi un bigliettino da visita, se muore mi chiami a qualunque ora, vediamo che possiamo fare, dice. E se nel frattempo non muoio, gli chiedo. Allora prende un appuntamento con la signorina e facciamo un altro controllino tra un mesetto, dice il dottore mentre sta già scrivendo le ricette per altri pazienti. Non c’è molto da aspettare per l’appuntamento, gli chiedo. Questo io non lo posso sapere, mi dice il dottore guardandomi in faccia per la prima volta sorridendo. È un bell’uomo, il mio dottore, simpatico e cordiale. Certo certo, gli dico, mi scusi. Gli stringo la mano e esco. Saluto la signorina e me ne vado a morire solo come un cane sotto un ponte.